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lunedì 17 aprile 2017

LA DOMENICA NON HA PREZZO

Riportiamo la riflessione del nuovo segretario nazionale PRC  Maurizio Acerbo sullo sciopero pasquale dell'outlet Serravalle

Serravalle Scrivia: uno sciopero sacrosanto
Regioni promuovano referendum
Lo sciopero pasquale di Serravalle Scrivia ha avuto il merito di porre al centro dell’attenzione la questione della liberalizzazione selvaggia del commercio e l’ipersfruttamento nella grande distribuzione. I liberisti festeggiano il presunto flop mentre in realtà si è evidenziata la ricattabilità di lavoratrici e lavoratori precari.
Da questa giornata di lotta emerge con chiarezza che è stata la politica con leggi approvate dal parlamento a rendere più deboli i lavoratori e a eliminare ogni possibilità da parte di enti locali e Regioni di regolamentare il commercio.
Il risultato è che le lavoratrici e i lavoratori della grande distribuzione in tutta Italia sono al lavoro 365 giorni all’anno e senza neanche il potere contrattuale per poter limitare i livelli di sfruttamento o ottenere aumenti dell’occupazione.
E' una conseguenza della liberalizzazione del commercio approvata durante il governo Monti col voto di uno schieramento che andava dalla Meloni al PD di Bersani. Qualcuno dirà che è giusto così, che così funziona in tutta Europa. Però non è vero: nella stragrande maggioranza dei paesi europei - a partire dalla Germania - non vi è stata la totale deregulation votata dai liberisti italiani.
Nella maggior parte dei paesi il numero delle aperture festive è limitato da norme e si garantisce la possibilità per i consumatori di fare la spesa anche nei giorni di festa attraverso turnazioni.
Il far west di aperture e orari si traduce in iper-sfruttamento dei lavoratori della grande distribuzione e crisi dei piccoli esercenti, un iper-liberismo che distrugge i legami sociali e che ha suscitato le proteste persino dei vescovi.
La Costituzione consente alle Regioni di proporre referendum abrogativi. Ne
bastano cinque.
Lo schieramento a sostegno del referendum sarebbe molto vasto perchè unirebbe il piccolo commercio e i lavoratori dei centri commerciali per una volta senza contrapposizioni tra autonomi e dipendenti. Ve la immaginate una campagna che vede sulle stesse poszioni Rifondazione e Confcommercio? Persino i vescovi – come sull’acqua – sarebbero con noi!
Un buon modo per spaccare anche il fronte dei liberisti sul piano sociale e culturale.
Io lo proposi qualche anno fa quando ero consigliere regionale ma solo Regione Abruzzo e Veneto approvarono. E’ il caso di riprovarci.

 

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