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lunedì 17 aprile 2017

CLAUDIO E GIANNINO: C'E' BISOGNO DI ANTIFASCISMO



"Il pomeriggio del 16 aprile 1975 Claudio Varalli (17 anni)  di ritorno da una manifestazione per il diritto alla casa, stava attraversando con altri compagni Piazza Cavour. Nella piazza c’era un gruppo di fascisti che distribuiva volantini: in realtà, come sempre in quegli anni, quel tipo di presenza non era che un pretesto per conquistare una zona, imponendovi una sorta di coprifuoco per qualsiasi espressione di antifascismo e aggredendo chiunque fosse, anche solo per l’aspetto, definibile di sinistra.
La tattica degli squadristi era sempre la stessa: affermare una presenza, intimidire chiunque non simpatizzasse per il neofascismo e cercare di colpire i militanti di sinistra.
In piazza Cavour scattò la trappola: i giovani di ritorno dal corteo vennero aggrediti da un gruppo di squadristi. Reagirono, ma uno dei fascisti, Antonio Braggion, non esitò a sparare ripetutamente, colpendo mortalmente Claudio Varalli. Le indagini accertarono rapidamente che il proiettile aveva colto Claudio alla nuca mentre cercava di mettersi in salvo, smentendo la tesi dei fascisti che avevano sostenuto di essere stati vittime di un'aggressione.
La notizia fa il giro della città ed in pochissimo tempo in Piazza Cavour si riuniscono migliaia di persone. Per il giorno successivo i sindacati dichiarano un primo sciopero antifascista.
La manifestazione del 17 Aprile è imponente. La parte più militante del corteo si muove verso la sede provinciale del MSI in Via Mancini (luogo di partenza di mille scorrerie squadriste).
L’assalto è durissimo e la Poilzia viene messa in fuga.
Proprio in quel momento un’autocolonna dei Carabinieri proveniente da Piazza Cinque Giornate entra a folle velocità in Corso XXII Marzo spazzando il corteo.
Giannino Zibecchi viene travolto ed ucciso da un camion dei Carabinieri
Da "Per non dimenticare"


da wikipedia  "Rapidamente i militanti di sinistra circondarono la vettura e cominciarono a colpirla con oggetti contundenti mandandone in frantumi i vetri. Braggion dall'interno della vettura esplose tre colpi di rivoltella di cui uno ferì a morte Claudio Varalli. "

 Processo di Primo Grado: Il Giudice istruttore, Dello Russo, e il Pubblico ministero, Alessandrini consegnarono alla corte la precisa convinzione che Antonio Braggion avesse ucciso volontariamente.
Nella requisitoria di Alessandrini si legge: "...(Braggion) non sparò per legittima difesa ma per sfoggiare contro i suoi avversari che gliene avevano dato pretesto, il suo odio di parte ed il suo risentimento." Un perito, il professor Franco Mangili dichiarò che "Claudio Varalli è stato colpito mentre era in posizione di fuga." La distanza di sparo risultò essere compresa fra un minimo di 3,50 metri e 8 metri. Antonio Braggion fu dichiarato colpevole di eccesso colposo in legittima difesa putativa e dei reati continuati di detenzione e porto abusivo di pistola e condannato a 10 anni carcere, di cui 2 condonati.
La Corte ritennne, quindi, che Braggion avesse "ragionevolmente creduto" di trovarsi in pericolo ed avesse per questo "apprestato mezzi eccessivi di difesa."
L'accusa di "tentato omicidio" di altri 4 compagni fu lasciata cadere.
Il Pubblico ministero e i legali di Parte civile presentarono appello contro la sentenza. Lo stesso fecero i legali di Braggion che avevano chiesto l'assoluzione per "legittima difesa".
Antonio Braggion venne scarcerato dopo 8 mesi per "ragioni di salute" (la diagnosi fu di cancro osseo).
Processo di secondo grado: "l processo d'appello si consumò in un solo giorno, il 23 marzo 1981.
Davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, Antonio Braggion comparve a piede libero avendo ottenuto la libertà provvisoria per le precarie condizioni di salute.
A 27 anni, laureando in giurisprudenza, si definì un cattolico di destra e negò di aver militato in partiti o organizzazioni vicine al Msi. Gli avvocati difensori insistettero nella richiesta di assoluzione piena per "legittima difesa".
La Corte dopo tre ore di camera di consiglio emise la sentenza: Antonio Braggion venne ritenuto colpevole di eccesso colposo di legittima difesa putativa e di detenzione di armi, come in primo grado, ma in virtù della concessione delle attenuanti generiche la condanna scese a sei anni e 200.000 lire di multa.
CASSAZIONE- Il 26 ottobre 1982 la Corte di Cassazione dichiarò prescritto il reato di eccesso colposo di legittima difesa .
La condanna a 3 anni per la detenzione illegale della pistola usata per uccidere Claudio Varalli fu interamente coperta dal condono.
Antonio Braggion, divenuto avvocato, è definitivamente libero.





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