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martedì 31 gennaio 2017

DIRITTO AD ABITARE

Pubblichiamo volentieri l'appello lanciato dal circolo PRC Che Guevara di Cinisello B. confermando il nostro supporto come circolo A. Casaletti di Paderno D.

MERCATO VIA OSLAVIA KO

Oggi giungono ancora immagini desolanti del mercato di Via Oslavia.
Pochissime bancarelle, numerosi spazi vuoti , a poco sono valse le lamentele di settimana scorsa e le giustificazioni fornite dall'assessore in carica Polito, oggi la conferma proviene dalle foto che testimoniano una realtà commerciale in decadenza. 
Urge intervenire poichè il mercato settimanale del martedi' non si riduca ancor di piu' facendo naufragare un appuntamento che per tanti cittadini e' occasione di socializzazione ed incontro ma anche di fabbisogno per gli anziani e la collettività piu' povera che a fine mercato ricerca fra gli scarti qualcosa per sopravvivere.




lunedì 30 gennaio 2017

LIBERIAMO IL LAVORO DALLA PRECARIETA'

Partita la raccolta firme per l'appello  via internet a sostegno dei Referendum per il SI all'abrogazione dei voucher  e responsabilità solidale appalti

Vogliamo liberare il lavoro dalla precarietà e dalla mancanza di tutele.

Per questo motivo sosteniamo la campagna nazionale per il Sì ai referendum popolari per l'abrogazione dei voucher e per la responsabilità solidale negli appalti.

I due quesiti referendari sono nati dalla mobilitazione #SfidaxiDiritti e dalla stesura della Carta dei Diritti Universali del Lavoro, promossa dalla CGIL e condivisa da milioni di cittadini in centinaia di piazze e luoghi di lavoro in tutta Italia.


Diciamo Sì all'abrogazione dei voucher perché non vogliamo più accettare il loro uso indiscriminato.
Siamo passati da circa 500mila voucher nel 2008 a oltre 133 milioni nel 2016! Questo strumento non ha ridotto la precarietà, ma l'ha estesa e istituzionalizzata, non ostacolando affatto il lavoro nero. Il lavoro occasionale va normato con contratti completi di tutte le garanzie contributive, previdenziali e assicurative.
Diciamo Sì all'abrogazione dei limiti di «responsabilità solidale» negli appalti. 
Non vogliamo differenze di trattamento tra chi lavora nell’azienda committente e chi in un’azienda appaltatrice o in sub-appalto. Il sistema degli appalti deve garantire gli stessi diritti e le stesse tutele a tutti, senza distinzioni
Oggi, con questo referendum, abbiamo una grande opportunità per rimettere in moto la partecipazione democratica dei cittadini, liberare il lavoro dalla precarietà e cambiare l’Italia in meglio.

Firma l'appello!



 

 

LA LUNA IN CITTA' CONTINUA

Leggendo dalla stampa locale si apprende che le buche sia sui marciapiedi che in strada non accennano a diminuire ma anzi hanno causato non solo disagio anche pericolose situazioni.
Un pensionato inciampa e perdendo l'equilibrio cade violentemente sul marciapiede, un automobilista invece ha richiesto 500 euro di danni al comune per aver danneggiato l'auto dopo aver preso una grossa buca situata sul manto stradale.
Purtroppo percorrendo i marciapiedi padernesi ci si accorge di quanta pericolosità rappresentino certe buche occultate dalle foglie nel periodo autunnale ma anche durante il resto dell'anno.
Oltre ai lavori in corso alla stazione di Via IV Novembre la situazione pista ciclabile ed i marciapiedi non versano in buone condizioni, occorrerebbe un'accurata e buona manutenzione per evitare di incorrere in spiacevoli incidenti. 
Buche in strada e sui marciapiedi  una pericolosità mai presa troppo sul serio assieme al problema dell'inquinamento dovuto alle troppe auto ed anche alle troppe corsie  stradali  come Milano-Meda e Rho-Monza che ormai  affligono una Paderno Dugnano sempre piu' caotica e meno a misura d'uomo.


Immagine dal blog "Caraterramia" che aveva già  documentato la presenza di numerose buche in città.

giovedì 26 gennaio 2017

VITTORIO ARRIGONI E LA GIORNATA DELLA MEMORIA







« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati."
Domani come ogni anno e nel fine settimana numerose saranno le celebrazioni e iniziative sia a Milano che in provincia, vogliamo aggiungere a tutto questo anche le parole che scrisse Vittorio Arrigoni scrittore e attivista per i diritti umani proprio il 27 gennaio 2010 dal suo blog Guerrilla Radio in Gaza City.


Il Sionismo è un movimento abominevole, razzista e coloniale, e come tutte le realtà coloniali e di apartheid deve essere interesse di tutti che venga spazzato via.

Rimpiazzarlo senza spargimenti di sangue con uno stato democratico, laico, secolare, magari sui confini della Palestina storica e che  inglobi palestinesi e israeliani sotto eguale diritto di cittadinanza senza discriminazioni etniche e religiose, è un augurio che mi sento di auspicare diventi presto realtà.

Ai giornalisti prezzolati e ai nostri politicanti asserviti ai macellai israeliani,
vorrei far notare quello che è lapallisiano nella dichiarazione di Ali Khamenei: non una sentenza di morte a Israele, ma una condanna al sionismo.

Ed essere contro Israele sionista non significa certo essere contro gli ebrei, ospiti graditi a Teheran (come da foto).
Identificare tutti gli ebrei del mondo con Israele sionista e ancora peggio con la tragedia della shoah significa fare il gioco di quello che Norman Filkenstein ha brillantemente battezzato l'industria dell'olocausto.



vorrei ricordare che essere antisionisti non significa affatto essere antisraeliani, semmai significa volere il bene per gli israeliani, e contemporaneamente lottare per i diritti umani.
Proprio come i tanti che si unirono ai neri sudafricani in opposizione al colonialismo e all’Apartheid, non erano certo contro la totalità dei bianchi.


Restiamo Umani

Vik



 



                            


mercoledì 25 gennaio 2017

MERCATO DI PADERNO :BANCHI IN DIMINUZIONE

I due mercati settimanali padernesi ,quello di Via Oslavia e di Palazzolo sono ormai   appuntamenti consolidati nel tempo e punti d'incontro per tanti anziani e residenti . Pur avendone evidenziato spesso l'importanza come per i piccoli commercianti ancora presenti sul territorio, notiamo che invece continua ad avanzare inesorabile la grande distribuzione che vorrebbe ancora ulteriori spazi facendo cosi' morire i negozianti che tentano di sopravvivere contro questi colossi.
La denuncia di numerosi spazi vuoti nella piazza del mercato di Via Oslavia dovuti all'eliminazione di 35 posti bancarella mostra l'immagine di un mercato fortemente impoverito a cui nulla puo' nemmeno il tiepido intervento dell'Ass.re Polito che  denuncia situazioni di malattie in corso e parcheggi da sistemare.Una condizione non facile quella in cui si sono ritrovati numerosi ambulanti come anche tantissimi commercianti del
  nostro territorio  , difficile prevedere quanto potranno resistere con l'avanzare delle grandi catene se non verranno suggerite  soluzioni alternative ad un'agonia certa.
Ascoltare proposte e cercare di attuare alcuni progetti proposti dalla categoria potrebbe essere un buon punto di partenza per non far morire il commercio nelle nostre già silenziose città di provincia.


 

martedì 24 gennaio 2017

FERRERO :NON FARO' IL SEGRETARIO MA LA LINEA RESTA

Oggi è apparsa l'intervista su Il Manifesto dell'attuale segretario PRC Paolo Ferrero dove vengono spiegate le ragioni delle dimissioni alla vigilia del prossimo X Congresso Nazionale del partito.
Un'intervista che affronta le solite tematiche dal  mandato di segretario, alle varie scissioni e scelte del partito sino ai leader storici che lo hanno preceduto.
Cogliamo l'occasione per pubblicare il post apparso oggi sulla pagina facebook di Marco Sferini membro della segreteria provinciale savonese PRC e responsabile organizzazione che riassume brevemente posizioni e pensieri che riteniamo comuni a tanti compagni e compagne compreso il nostro circolo padernese.

L'AUTORIGENERAZIONE COMUNISTA
Nel giorno in cui esce pubblicamente una intervista dove il compagno Paolo Ferrero  afferma di non volersi più ricandidare alla segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, penso sia importante una riflessione in merito.
In questi anni abbiamo subìto contingenze molto forti che hanno condizionato la speranza di molte compagne e molti compagni di poter riaffermare una forza comunista in Italia, una forza di alternativa che provasse a rimanere tale e, al contempo, ricercasse un contesto unitario che, io credo, non debba solo fondarsi su un piano elettoralistico ma soprattutto trovi scopo e nuova linfa da un reinsediamento sociale di cui esiste un vicendevole bisogno di interazione e di sviluppo culturale e politico al contempo.
Questo scoramento ha fatto allontanare da Rifondazione Comunista e da molte altre forze politiche, anche non propriamente di sinistra, un gran numero di semplici iscritti, di partecipanti attivi (la parola "militante" mi dà sempre un po' fastidio perché mi ricorda le forze armate; vi chiedo scusa ma sono allergico la militarismo...) e ha costretto chi è rimasto ad una coraggiosa resistenza per l'esistenza, per la sopravvivenza di un progettocomunista concreto in Italia, nel contesto europeo del Gue/Ngl, in collegamento con le altre esperienze, anch'esse in crisi di rappresentanza e di rappresentatività, nei diversi contesti del Vecchio Continente.
Forse sono tra i pochi che sperava in una permanenza di Paolo Ferrero alla segretaria nazionale del Partito. Non per motivi di empatia personale e, quindi, di apprezzamento anche di un suo lato caratteriale "simpatico", ma per la generosità dell'impegno messo da un segretario che in questi anni ha, in mezzo a mille critiche - spesso a veri e propri attacchi frontali, persino personali -, ha risposto proponendo al PRC una linea di necessaria esistenza e lo ha fatto difendendo l'autonomia di un Partito in questa fase piccolo, depredato dalle scissioni filo-governiste che si sono succedute nel tempo e che hanno indebolito la "casa comune".

Mi sembra che il gesto di oggi, che esce dall'intervista a "il manifesto", sia frutto di una decisione profondamente politica che spinge Rifondazione Comunista a reinventarsi, a provare a ricamminare sulle sue gambe senza l'aiuto di chi l'ha sorretta in una deambulazione incerta e che, commettendo anche errori e imprudenze - cito Rivoluzione Civile, ad esempio, riflettendo sul fatto che in quel dato momento non era possibile fare altrimenti... - ci ha consentito di rimanere, nel bene e nel male, la forza a sinistra del PD più organizzata, con più iscritti e partecipanti attivi.
La crisi della partecipazione sarà un elemento centrale del X Congresso nazionale, associata alla crisi della riconoscibilità di un partito comunista come soggetto di cambiamento e interpretazione del disagio dei lavoratori, dei precari, del proletariato moderno, di tutti gli sfruttati che si fermano alla protesta anti-casta e non vedono la lotta di classe che si esprime nelle politiche di aggressione del liberismo al lavoro con quel capolavoro di attaco al mondo del lavoro e del non-lavoro che è il Jobs act.
Per questo, molto semplicemente, credo che l'intera comunità di Rifondazione Comunista, al netto delle critiche e dell'avversarismo incrostato di alcuni, possa dire al suo segretario uscente che proverà a camminare con l'impegno di costruire un nuovo gruppo dirigente a tutti i livelli: dai circoli al nazionale.
Ricostruzione organizzativo-scolastico-intellettuale del Partito e rilancio sociale della rifondazione
comunista sono l'unico asse attorno al quale possiamo  augurarci di ridare consistenza ad un progetto che è ancoragiovane e che non può chiudersi viste le aperte contraddizioni capitalistiche in atto.



lunedì 23 gennaio 2017

UN ANNO SENZA GIULIO REGENI




A un anno dalla morte di Giulio Regeni ancora nessun colpevole, nessuna responsabilità, un omicidio che è una pagina nera e non vogliamo diventi l'ennesimo caso senza verità nè giustizia. Per questo saremo anche noi in piazza mercoledì 25 alla manifestazione nazionale lanciata da Amnesty. La nostra solidarietà, nuovamente, alla famiglia del ricercatore, ai suoi colleghi ed amici. Il governo Gentiloni si assuma le responsabilità di fare piena luce su quell'atroce fatto e sul ruolo del governo e dei servizi egiziani. Non è tollerabile mantenere relazioni con un Paese in cui è successa una cosa del genere e in cui la repressione brutale del dissenso è evidentemente all'ordine del giorno.
Paolo Ferrero

 


venerdì 20 gennaio 2017

Pranzo Partigiano ANPI 2017

Domenica 22 gennaio 2017 - Pranzo Partigiano - 
 


Nell'autunno del 1943, circa 800.000 soldati italiani vengono catturati e disarmati dai tedeschi. Si trovano in patria o all'estero, tra Iugoslavia, Francia, Albania, Grecia e isole dell'Egeo, Polonia, paesi baltici e Unione Sovietica. Di questi, circa 650.000 mila finiscono, dopo viaggi interminabili in nave (non poche sono quelle che affondano) e nei famigerati vagoni piombati, nei campi di prigionia tedeschi in Germania, Austria ed Europa orientale.
Il regime nazista non considera i nostri soldati catturati come prigionieri di guerra, ma li classifica presto come “internati militari italiani” (IMI), privandoli così delle tutele garantite ai prigionieri dalla Convenzione di Ginevra, sottraendoli alla protezione della Croce Rossa Internazionale e obbligandoli al lavoro. È il lavoro per il Reich, infatti, l'obiettivo principale della politica tedesca nei confronti degli italiani catturati, un lavoro che verrà svolto in condizioni disumane, in totale spregio delle norme di guerra e di quelle umanitarie.
Durante l'internamento, i militari italiani – soprattutto gli ufficiali, perché i soldati sono ritenuti più utili al lavoro coatto – vengono incessantemente invitati, in cambio della liberazione, ad arruolarsi nelle forze armate tedesche e soprattutto nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana. La stragrande maggioranza degli internati rifiuta, dando vita a una forma di Resistenza “disarmata” o “passiva”. Molti si oppongono a qualsiasi tipo di collaborazione; tutti si rassegnano alle tragiche condizioni di vita dei lager.
La RSI non aiuta in alcun modo i connazionali nei campi che, nell'agosto 1944, sono trasformati, con il consenso di Mussolini, in “lavoratori civili”, ma non per questo le loro condizioni migliorano. Sfruttati, malati, sottoposti a torture fisiche e psicologiche, non di rado oggetto di veri e propri crimini di guerra, gli italiani dei lager pagano spesso con la vita la loro resistenza. Le vittime dei lager saranno, alla fine della guerra, tra le 40 e le 50.000 (G. Rochat, Le guerra italiane 1935-1943. Dall'impero d'Etiopia alla disfatta, Torino, Einaudi, 2005; C. Sommaruga, No! Anatomia di una resistenza nei lager militari


USIAMO I SOLDI PER LA GENTE E NON PER LE BANCHE!!!!!



RIGOPIANO - FERRERO (PRC-SINISTRA EUROPEA): «FELICI PER LE PERSONE MESSE IN SALVO. I SOLDI USIAMOLI PER SALVARE I TERREMOTATI, PER COMPRARE SPAZZANEVE, INVECE CHE PER LE BANCHE!»

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea, dichiara:
«Il ritrovamento di sei persone sane e salve nell'albergo di Rigopiano è una bellissima notizia, ci auguriamo che altre persone possano essere vive e vengano recuperate al più presto dai soccorritori. A loro, ai vigili del fuoco e a tutti gli operatori che stanno facendo l'impossibile nella zona colpita dalla valanga ma anche nelle zone terremotate va il nostro ringraziamento. In particolare siamo orgogliosi di partecipare alle Brigate di solidarietà attiva che ad Amatrice e nelle zone colpite dal sisma stanno facendo un lavoro importante. La cosa inaccettabile 

è la carenza di soldi e di mezzi per fare fronte all'emergenza: i soldi usiamoli per salvare i terremotati, per comprare spazzaneve, invece che per le banche!».
 

giovedì 19 gennaio 2017

PALESTINA LAGER DI IERI, OGGI E DOMANI?

Riceviamo questo aggiornamento sulla situazione in Palestina da Francesco Giordano, attivista e militante per i diritti di questo popolo che lotta e resiste da oltre 70 anni ad una terribile e violenta occupazione. A pochi giorni dal 27 gennaio riconosciuta come la "giornata della memoria" i discendenti di coloro che vennero denigrati,torturati e uccisi dimostrano di non aver imparato nulla da quel passato che li ha visti vittime e  che ora li vede carnefici di un popolo che non cede a soprusi e violenze .Francesco Giordano è stato anche  nostro  ospite in occasione della presentazione del libro di Alan Hart assieme a Diego Siragusa scrittore e insegnante universitario.


2016: Triste, solitario y final
L’anno 2016 si è chiuso ed una frenesia di ricordi affollano il cuore più che la memoria.
Il 2016, in Palestina, si è caratterizzato per la lotta dei prigionieri contro la "detenzione amministrativa" (senza processo), per la rinnovata cooperazione dell’Anp con le forze di occupazione israeliana e per la continua divisione tra l'Anp e il movimento islamista Hamas.
Era il 13 giugno e fuori da una delle prigioni israeliane non c'era il deserto di sempre, come i soliti giorni d’estate, con il caldo feroce come i muri di cinta. Una moltitudine di uomini, donne e bambini sfidavano la calura e l'arroganza di quelle mura, di quegli uomini armati; erano felici, qualcuno sventolava la bandiera della Palestina.
Aspettavano allegri che finalmente, dopo una condanna a 14 anni e mezzo, tornasse libero Bilal Kayed, militante del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp). C'erano familiari, amici, compagni e compagne di lotta oltre al loro avvocato. Dopo alcune ore è proprio il telefono di questo che ha squillato. Gli israeliani gli hannno comunicato che Bilal Kayed era stato trasferito in altra prigione e condannato a sei mesi di detenzione amministrativa. Lo avevano deciso 6 giorni prima, in segreto.
Chi è Bilal Kayed?
Bilal Kayed, 35 anni, era stato arrestato il 14 dicembre 2001, con l'accusa di essere un membro del Fplp e di aver partecipato in operazioni di resistenza all'occupazione durante la seconda Intifada. Sottoposto a duri interrogatori per quasi due mesi, si è rifiutato di fornire qualsiasi informazione. Quindi è stato processato da un tribunale militare e condannato a 14 anni e mezzo.
Cosa è la detenzione amministrativa
Non è una pratica di recente acquisizione. Poggia le proprie fondamenta sull’articolo 111 della legge sullo Stato di Emergenza del Mandato Britannico emanata nel settembre del 1945. Israele iniziò ad adottarla in modo sistematico con l’occupazione della Cisgiordania e della Striscia di Gaza nel 1967. Non prevede un processo ma l'arresto e la detenzione per sei mesi rinnovabili teoricamente all'infinito di una persona "sospetta" solo sulla base di indizi, spesso molto vaghi, forniti dai servizi di intelligence.
Khaled Barakat, coordinatore della Campagna per la liberazione del Segretario generale del Fplp Ahmad Sa'adat (in carcere dal 2002 in Israele), spiega: "La lotta per la liberazione di Ahmad Sa'adat e per i prigionieri palestinesi...riflette anche la forza della volontà politica del popolo palestinese. Il sostegno popolare ai prigionieri è un referendum a favore della resistenza e del movimento dei detenuti politici riconosciuto come la leadership autentica e legittima del movimento di liberazione nazionale palestinese”.
Cooperazione di Sicurezza Israele-Anp
L'attuale situazione in Palestina non è rosea solo a causa dell’occupazione militare. A nostro avviso oggi incide soprattutto la collaborazione di sicurezza tra l'Anp e Israele. Appena qualche settimana,
denunciano fonti dell'opposizione palestinese, fa la polizia dell'Anp avrebbe assassinato un detenuto palestinese picchiandolo a morte.
Più volte l'Anp ha annunciato l'intenzione di sospendere tutte le operazioni per la sicurezza coordinate con Israele. Lo ha fatto un suo alto dirigente come Jibril Rajoub, a seguito della morte di un importante dirigente di Fatah impegnato contro la confisca delle terre, Ziad Abu Ein – dopo essere stato aggredito e preso alla gola da un soldato israeliano - da lui definito “omicidio premeditato”. Lo ha fatto anche Saeb Erekat, responsabile per i negoziati di pace con Israele. Quest’ultimo si è spinto a dichiarare che l’Anp avrebbe prodotto un documento ufficiale sulla cessazione della cooperazione e che sarebbe stato diffuso dopo qualche ora. Lo stesso Abu Mazen ha minacciato di sospendere la cooperazione per la sicurezza con Israele in numerose occasioni.
Il giornalista palestinese Khaled Abu Toameh ha calcolato che Abu Mazen ha rivolto questa minaccia 58 volte.
Questa cooperazione non è un segreto. Il Palestine Papers, il più importante dossier di documenti confidenziali sui decennali negoziati israelo-palestinesi, ha reso noto i contenuti di questo accordo.
Tutto ebbe inizio nel 2006, a seguito delle elezioni politiche generali vinte da Hamas. Il periodo marzo/dicembre 2006 è stato segnato da numerose aggressioni e scontri che portarono all’uccisione di esponenti di Hamas e Fatah. Più di 600 palestinesi sono rimasti uccisi in scontri, agguati e combattimento tra i due partiti palestinesi rivali fra il gennaio 2006 e il maggio 2007.
Da allora sono passati oltre 10 anni e nessun passo in avanti è stato compiuto dai due contendenti, anzi, si sono radicalizzate le posizioni ed i poteri di casta, in Cisgiordania controllata dall'Anp come a Gaza sotto l'autorità di Hamas.
Questo nonostante gli appelli provenienti da parte dei prigionieri palestinesi di tutte le fazioni fin dal gennaio 2007, infatti scrivevano: “Dalle nostre celle, richiamiamo i nostri fratelli e sorelle, a ricordare l’importanza dell’unità, alla luce della crescente divisione nel seno del popolo.. In applicazione di questo, noi condanniamo unanimemente, gli atti di assassinio, sequestri e l’abuso di vandalismi verbali. Queste sono le scintille che portano alla catastrofe e che dobbiamo prevenire a tutti i costi”. Ed i compagni del Fplp: “mettiamo in guardia contro ogni tentativo palestinese di contare sull’atteggiamento americano o di accettarne l’interferenza, sottolineando che l’arma più potente per contrastare queste politiche è un fronte nazionale unito, ed urge un serio ed esaustivo dialogo nazionale Palestinese per affrontare la sfida, metter fine alla divisione e costruire un programma politico nazionale unificato”.
Firmatari di questo documento furono per Fatah: Marwan Barghouti. Per Hamas: Abdul Khalek el-Natche. Per il Fplp: Ahmad Sa’adat. Per il Jihad islamico: Bassam el-Saadi. Pero il Fronte Democratico: Mustafa Badarni. Il documento, datato gennaio 2007, è stato l’ultimo, poi è calato il silenzio, tombale, come evidentemente voleva da Israele che poi ha relegato i prigionieri in celle ancora più isolate.
I dirigenti del Fplp scrivevano in comunicato dell’8 luglio 2009, con cui denunciano l’approvazione statunitense di 2500 unità abitative negli insediamenti coloniali israeliani in Cisgiordania: “mettiamo in guardia contro ogni tentativo palestinese di contare sull’atteggiamento americano o di accettarne l’interferenza, sottolineando che l’arma più potente per contrastare queste politiche è un fronte nazionale unito, ed urge un serio ed esaustivo dialogo nazionale palestinese per affrontare la sfida, metter fine alla divisione e costruire un programma politico nazionale unificato”. E crediamo che qualche buona ragione l’avessero nello scrivere quelle parole.

Il 2016 è stato anche l’anno record di minorenni uccisi da Israele.
Secondo l'ong Defence for Children International- Palestine, sono 31 i giovanissimi palestinesi che sono morti per mano dell'esercito israeliano (81 i feriti) tra la Cisgiordania e Gerusalemme est.
L'ultimo è stato il 15enne Farid Ziyad Atta al-Bayed morto il 23 dicembre dopo 69 giorni di coma. Faris era rimasto ferito negli scontri con i militari di Tel Aviv divampati lo scorso 15 ottobre nel campo profughi di Jalazoun (vicino a Ramallah).
Nel suo rapporto l'ong denuncia come per queste morti le autorità israeliane non hanno mai accusato nessun soldato, ed inoltre in molti casi in cui sono rimasti feriti o uccisi i minorenni, le operazioni di soccorso sarebbero state rallentate dalle forze armate israeliane.
L'inflessibilità mostrata dalle autorità israeliane contro i palestinesi diminuisce quando a sparare sono gli israeliani. Emblematico il caso di Elor Azarya, il soldato accusato di aver ucciso a Hebron lo scorso marzo un presunto aggressore palestinese gravemente ferito e inerte a terra. Ieri ad Azarya è stato concesso di fare ritorno a casa per "una breve pausa" (fino a domenica) in vista della ormai prossima sentenza. Il 19enne – "eroe" per gran parte degli israeliani – da aprile è in "detenzione aperta" in una base militare israeliana dove è libero di muoversi e ricevere visite dei familiari. Un trattamento di tutto rispetto che contrasta nettamente con quello che spetta ai detenuti palestinesi.
In palestina non se la passa bene neanche il mondo dell'informazione. Martedì il Centro palestinese per lo sviluppo delle libertà dei media (Mada) ha rivelato come il mese di novembre abbia registrato un significativo aumento nelle violazioni contro la stampa. La maggior parte delle infrazioni, ha denunciato Mada, sono state commesse dalle forze armate israeliane. Secondo lo studio della ong che ha base a Ramallah, solo lo scorso mese sono state registrate nei Territori Occupati 31 "violazioni contro la libertà dei media": 27 compiute dai militari di Tel Aviv (erano state 11 ad ottobre) e 4 da parte dell'Autorità palestinese. Tra i reati commessi dai soldati israeliani, Mada ha denunciato le restrizioni di movimento per molti giornalisti, i raid presso le redazioni, la distruzione di proprietà e la detenzione degli operatori dell'informazione palestinesi.

Triste, solitario y final non perché pensiamo che la realtà in Palestina nel 2016 sia una situazione senza alcuna prospettiva, anzi. Il popolo palestinese resiste da oltre 70 anni, resiste nonostante i molti tradimenti dei paesi arabi, nonostante i paesi occidentali siano sempre e comunque schierati con Israele.
Il popolo palestinese è sopravvissuto ad innumerevoli aggressioni e massacri di inaudita ferocia, dalla Nakba a Tel al-Zaatar, da Sabra e Chatila a Piombo Fuso, continuamente fino al 2016, ma ha sempre trovato in se forza e dignità per rialzarsi e resistere all’occupazione.
Crediamo che le contraddizioni esistenti da molti anni saranno superate. Crediamo che le forze vive, sinceramente rivoluzionarie sapranno sconfiggere l’ideologia borghese reazionaria che vive nel movimento di liberazione palestinese.
Con questa certezza, che non è solo un augurio, andiamo verso il 2017.
Con la Palestina nel cuore.
Francesco Giordano



CONVEGNO DI MEDICINA DEMOCRATICA



Domani il convegno di Medicina Democratica sulla salute.






Medicina Democratica a 40 anni dal suo primo Congresso (1976 Bologna) promuove un’iniziativa al fine di affermare il diritto alla salute. (WORK IN PROGRESS)
Non si tratta di una scadenza statutaria, né di un obbligo, ma è un’opportunità che MD vuole mettere a disposizione di chiunque possa essere interessato. Per questa ragione si è pensato di condividere la proposta con altre associazioni, movimenti, sindacati, reti che lottano e sono impegnate per il medesimo fine.
Non si vorrebbe organizzare un convegno classico; l’impronta dovrebbe essere “di movimento”: siamo di fronte ad una certa deriva politica e sociale che sta portando progressivamente a ridurre il diritto alla salute ad una sorte di opzione sottoposta alle esigenze di mercato e alle risorse disponibili (o che si si vogliono ritenere tali): si acuiscono le diseguaglianze, non si supera il contrasto fra lavoro e salute e, in sintesi, non si considera più fondamentale il diritto alla salute di cui all’articolo 32 della Costituzione Repubblicana. Ancora non ci sembra che vi sia una cosciente e larga opposizione a quanto sta avvenendo. La molteplicità e la varietà delle molteplici espressioni associative, di movimento e di organizzazione possono costituire una ricchezza nella misura in cui si confrontino e cerchino, senza nulla togliere alle loro peculiarità una via comune di azione di opposizione e di proposta.
Abbiamo individuato più precisamente i due temi fondamentali sui quali chiediamo di confrontarci perché vorremmo fare della ricorrenza dei 40 anni di MD un’iniziativa comune. Sottolineiamo che tali temi non sono solo “i nostri” essi derivano da un grande movimento e da una grande riflessione, da una relazione permanente che si è creata fra lavoratori ed intellettuali; il cambiamento è arrivato da li. E ci chiediamo se questo non sia il metodo più corretto e che vale ancora oggi, anche se la dispersione è più ampia e la sintesi risulta alquanto difficile:) Il contrasto fra lavoro e salute è presente da sempre; la salvaguardia salute, agli inizi della rivoluzione industriale, era un fatto del tutto privo di interesse; successivamente la perdita di salute constatata è diventata monetizzazione salariale e solo negli anni 69-73 è stato posto il problema e si è operato per eliminare o ridurre l’impatto della nocività nei luoghi di lavoro e nell’ambiente. Ma tale dato è stato tutt’altro che definitivo. Ancora oggi il problema è riproposto come non risolto, si pensi per esempio a quanto avvenuto ed avviene intorno alla questione ILVA. Nella pratica, ma, a volte anche in teoria, addirittura anche in certi giudizi della magistratura, la salvaguardia della salute è legata alle risorse che si ritiene di rendere disponibili.
Si potrebbe, nell’incontro preventivato, partire da qualche esempio, la stessa Ilva di Taranto, e/o la Caffaro di Brescia o le tante fabbriche dell’amianto non solo per ragionare sulle conseguenze per i lavoratori e le popolazioni circostanti, ma per indicare nuove prospettive e nuove forme organizzate di mobilitazione e di lotta. Quale relazione fra economia e lavoro, quali produzioni mettere in discussione, come affrontare l’impatto ambientale della chimica. Considerare ancora le leggi che ci sono, la cui applicazione è legata a problemi economici più che a valori etici.
Non ultimo dovremmo discutere sul funzionamento delle strutture di prevenzione che soffrono sempre di più di mancanza di risorse e di operatori, ma anche di relazioni dirette con i soggetti coinvolti, gli stessi, che a volte, sembrano “poco interessati” per cultura o per costrizione.
Dovrebbero anche essere discussi gli organismi previdenziali, l’INPS e particolarmente l’INAIL, grande pachiderma burocratico che è riuscito a mantenere per sé stesso competenze che la riforma sanitaria del 1978 aveva tolto e affidato alle USL. Si vorrebbe inoltre entrare nel merito e dare indicazioni operative sulla la condizione delle donne lavoratrici e sul mobbing che tarda ad essere riconosciuto.
B) Il Servizio sanitario nazionale, universale, pubblico, partecipato fondato sulla prevenzione, viene dato per insostenibile, in realtà sono i fautori dei sistemi assicurativi e integrativi e chi li sostiene che lo danno per perso, avendo constatato e sperimentato che il sistema medico-industriale può essere (lo è già) fonte di grandi profitti. Ne è convinta o viene convinta anche buona parte della politica. Si è visto in n Europa come sia stato destrutturato il più antico sistema sanitario, il NHS. Idem per quello spagnolo e per altri che già avevano una diversa configurazione: perché mai deve resistere solo quello italiano? Il problema è la nostra debolezza, forse ancora la frammentazione delle forze che ritengono che la sanità pubblica sia da difendere.
Il nostro intendimento è dunque quello di cercare di operare per costituire un fronte comune.

mercoledì 18 gennaio 2017

EMERGENZA TERREMOTO

Il terremoto continua a farsi sentire nel centro Italia, interi paesi isolati già dal maltempo a cui si aggiunge anche la ripresa dell'attività sismica. Le Brigate di Solidarietà Attiva a cui avevamo inviato tutte le nostre raccolte precedenti continuano ad aiutare e ad esser presenti,una splendida realtà che opera costantemente a differenza delle solite raccolte di denaro che fanno fatica ad arrivare alle popolazioni colpite.
Riportiamo uno degli ultimi post di facebook del 15 gennaio in cui veniva citata  l'incapacità di chi avrebbe dovuto aiutare:"Oggi siamo stati al presidio promosso da alcune associazioni di Accumoli nella frazione di Grisciano , abbiamo visto e sentito il malessere delle popolazioni terremotate. Malessere che sta crescendo a causa degli errori del Governo nella gestione del post-terremoto. Sosteniamo la presa di voce della popolazione colpita dal sisma e siamo lontani da ogni forma di strumentalità. Sentiamo ogni giorno la sofferenza e le proteste da parte dei terremotati ancora residenti nel cratere. Il clamoroso ritardo nella consegna dei container, abbinato all'idea che bastasse trasferire negli alberghi i terremotati, ha di fatto lasciato una parte della popolazione senza una risposta adeguata. Appaiono divergenti le promesse fatte sulle “casette” (i cosiddetti SAE) e la realtà. Auspichiamo percorsi di autonomia dalle scelte del Governo da parte delle Amministrazioni locali e che attraverso assemblee pubbliche si dia ascolto alle comunità locali."


Ripubblichiamo anche l'appello al volontariato



C'è tanto lavoro pratico da fare, ma non solo: siamo una realtà che non ama fare assistenzialismo puro.
In questo momento il lavoro da fare nel cratere è tanto, se sei interessat* a dare una mano compila il form , verrai richiamat* a breve dai volontari BSA.
Come Brigate di Solidarietà Attiva prediligiamo le pratiche, ma lo facciamo sempre cercando di favorire processi di autorganizzazione e aggregazione sociale, seguendo i principi di antirazzismo, anticapitalismo e antifascismo che da sempre caratterizzano il nostro STATUTO E LA NOSTRA AZIONE POLITICA.
Ti invitiamo a visitare il nostro blog  per approfondire chi siamo e cosa facciamo.
Se hai già inviato la tua disponibilità in passato e vuoi tornare sul campo, non serve che ricompili il modulo, scrivi alla mail volontaribsa@gmail.com con oggetto: "disponibilità per nuovo turno", senza rinviare il modulo.
Se, invece avevi mandato la disponibilità in passato ma non eri stat* ricontattat*, per favore ricompila il modulo e sarai richiamato al più presto.
I volontari saranno contattati almeno una settimana prima del loro arrivo ai nostri campi.
Se non siete stati contattati, non prendete ferie, non organizzatevi, non recatevi nelle zone interessate perché non potrete partecipare alla nostra organizzazione.
Grazie a tutte e tutti. AVANTI BRIGATE!



martedì 17 gennaio 2017

REATO DI TORTURA OCCORRE UNA LEGGE




Oggi la notizia della procura di Roma con l'accusa dei  tre carabinieri di omicidio preterintenzionale per la morte di Stefano Cucchi fa riaccendere i riflettori non solo su questa vicenda ma anche sulla grave lacuna che ancora esiste in questo Paese:l'inesistenza di una legge sul  reato di tortura.Stefano Cucchi è uno delle tante vittime che  ce lo ricordano da Federico Aldrovandi, a Giuseppe Uva, a Marcellino Lonzi, a Riccardo Rasman a Riccardo Magherini assieme a tutte le morti ricercate attraverso il suicidio come quella di Maria Soledad Rosas.Nelle nostre carceri si continua a morire in circostanze non sempre chiare, sempre nebulose, figli che vengono ridati a madri e sorelle nelle bare con volti tumefatti e corpi irriconoscibili assieme a strani suicidi o cadute mortali.
L'Italia dopo aver ratificato la Convenzione Onu piu' di 20anni fa contro la tortura ed i trattamenti inumani non ha ancora introdotto nel suo ordinamento questo reato.
Ricordiamo che nonostante tutto questo Paderno Dugnano ha cercato di dare un timido segnale in questo senso con la consigliera Daniela Caputo che il 26 aprile 2016 presento' un ordine del giorno proprio relativo a questo tema. Riportiamo qualche passo del post che pubblicammo proprio dopo quel tentativo che vide respingere l'ordine del giorno  proposto in quella data.



" L'importanza di spingere, di segnalare al nostro Parlamento cercando di smuovere e velocizzare tempistiche lunghe di fronte a cio' cui si assiste ripetutamente impotenti,, ci riporta a gravi casi come quello della Diaz, Stefano Cucchi , Giuseppe Uva,Riccardo Magherini e lo stesso Giulio Regeni di cui tanto si parla. Tutti episodi che  dovrebbero sollecitare le coscienze di ognuno al di là di ogni credo politico bandendo a priori la tortura e la denigrazione a cui giunge l'uomo sull'uomo.
Una scelta simbolica, una risposta che la città  di Paderno Dugnano con i suoi rappresentanti liberamente eletti dai cittadini poteva scegliere di portare orgogliosamente avanti poichè non esistono ordini del giorno creati a "misura di territorio" piuttosto che "nazionali"; invece si assiste al solito show del "non siamo noi a dover farci carico di legiferare"oppure "la nostra voce non serve"o il peggio del peggio con "chiedetelo a coloro che siedono in Parlamento". Cosi'  le magre e svuotate risposte che vengono date portano ad un accorato intervento del consigliere della lista civica Insieme per Cambiare Giovanni Giuranna che trova la piccola platea solidale con chi crede in una società differente, una società "umana" e dove soprattutto i diritti civili andrebbero tutelati in ogni modo.
La votazione finale non lascia scampo , tutta la maggioranza con soli 3 astenuti vota NO. Un NO che non lascia dubbi, un NO che significa voler lasciare le cose come stanno poichè territorialmente è argomentazione che non ci riguarda, oppure un NO che lascia spazio all'accettazione di cio'  che finora è accaduto.
Esprimiamo ai consiglieri Giuranna e Caputo la nostra piu' totale solidarietà come cittadini e come sezione PRC A. Casaletti per aver speso del tempo nel cercare di far comprendere l'importanza di una tale proposta".

La Convenzione Onu del 1989 definisce la tortura come “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti ad una persona dolore o sofferenze forti, fisiche o mentali, al fine di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione”.


lunedì 16 gennaio 2017

PRC APPELLO POST REFERENDUM



Appello: Costruiamo convenzioni della sinistra in ogni città

Dopo referendum, rilanciamo la lotta per l’attuazione della Costituzione
Per la proporzionale e per due Sì nei referendum sul lavoro
La vittoria referendaria ha una portata storica. Siamo riusciti a mettere in salvo la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, “la più grande conquista che la classe operaia e il nostro popolo abbiano realizzato”. E’ una vittoria della democrazia contro il neoliberismo. Il referendum doveva essere il plebiscito per una leadership politica bonapartista sostenuta dal capitalismo italiano, dalla finanza internazionale, dalla troika, da tutti i poteri forti, e da un coro mediatico mai visto. Si è trasformato in una sconfitta clamorosa di Renzi e del renzismo, ma soprattutto una vittoria popolare che ha impedito una svolta autoritaria che avrebbe segnato negativamente i prossimi decenni. A questo risultato ha contribuito in modo rilevante il generoso impegno dei compagni e delle compagne di Rifondazione Comunista, che ringraziamo.
La campagna per il No ha prodotto a sinistra e nella società una diffusa riattivazione di energie, passione civile, militanza coinvolgendo tante cittadine e cittadini, intellettuali, associazioni, movimenti, in ogni territorio. La campagna referendaria e lo stesso risultato dimostrano che nel nostro paese vi è un’ampia disponibilità a ritrovarsi su una piattaforma di difesa e allargamento della democrazia, di difesa di diritti e beni comuni, di opposizione al neoliberismo.
Questo patrimonio democratico non va disperso così come non va piegato alla formazione di un soggetto politico, perché c’è bisogno in questo paese di un movimento unitario per l’attuazione della Costituzione. Movimento unitario che salvaguardi il risultato ottenuto, vigili rispetto a nuovi attacchi, socializzi saperi, elabori proposte e costruisca nuove campagne: partendo dalla legge elettorale – dove la scelta del proporzionale è quella più coerente con l’impianto costituzionale - rilanciando la questione dell’incompatibilità tra trattati europei e Costituzione e quella della cancellazione del pareggio di bilancio e del fiscal compact. In questo quadro, è molto positivo che i Comitati per il No abbiano già annunciato l’impegno a sostegno della vittoria del Si nei due referendum contro il JOBS ACT, purtroppo azzoppati dalla Corte Costituzionale che attraverso una sentenza politica ha impedito ai cittadini di votare per il ripristino e l’estensione dell’articolo 18. I militanti di Rifondazione Comunista continueranno quindi a dare il proprio contributo nell’Anpi, nei comitati per il No, nel coordinamento per il No sociale e in tutti i luoghi di costruzione di questo movimento unitario per l’attuazione della Costituzione.
La domanda di rottura e cambiamento che emerge dal referendum, purtroppo non incrocia a sinistra una soggettività adeguata che per forma e dimensioni abbia la capacità di proporre a chi non si riconosce nel PD e nel M5S un progetto politico credibile. E’ un problema che non riguarda solo i partiti, ma la stessa incisività delle lotte democratiche. E’ un problema che deve essere risolto.
Per questo, nel pieno rispetto dell’autonomia del movimento unitario che si è raccolto attorno alla difesa e all’attuazione della Costituzione,
rivolgiamo a tutte e tutti un appello per dar vita in ogni città e a livello nazionale di convenzioni della sinistra, finalizzate a costruire un soggetto unitario della sinistra antiliberista, autonoma e alternativa al PD e al Partito Socialista Europeo, costruita in forme democratiche non verticistiche e aperte, immersa nelle pratiche sociali e nelle esperienze di autorganizzazione, capace di collegare e fare interloquire tra loro le diverse forme dell’impegno e le diverse esperienze politiche, sociali, culturali, dando vita ad una rappresentanza unitaria sul piano istituzionale. Un soggetto unitario e plurale della sinistra antiliberista che, senza chiedere scioglimenti a chicchessia, si presenti alle elezioni con un simbolo costante nel tempo e sia in grado di sviluppare iniziativa su tutti i nodi politici e sociali.
Riteniamo che questo progetto vada costruito a partire dalla valorizzazione piena di tutte le esperienze unitarie sorte in questi anni sul territorio e che vedono nelle liste unitarie della sinistra, nelle esperienze di Palermo e di Napoli, che coinvolge tutte le forze politiche e sociali della sinistra, coniuga governo della città e costruzione di un processo di partecipazione conflittuale, un punto avanzato. Allargando lo sguardo sul piano europeo, riteniamo che l’esperienza di Barcellona rappresenti un modello da cui trarre positivi insegnamenti. Oltre ad una innovativa esperienza di governo cittadino, il laboratorio catalano si caratterizza infatti per la costruzione di una soggettività unitaria della sinistra che nascendo dal comune lavoro delle organizzazioni sociali, culturali e politiche, dà vita al soggetto unitario in forma plurale, senza chiedere scioglimenti o abiure ad alcuno.Quello a cui pensiamo è un soggetto unitario che sia capace di unire e coinvolgere chi in questo paese lotta, si impegna, non si rassegna e di parlare a tutti coloro che sentono il bisogno di un’alternativa. Occorre attuare una vera innovazione delle forme in cui costruire un soggetto unitario della sinistra: nessuno dei partiti esistenti o in formazione può pensare di rinchiudere nel proprio perimetro la proposta unitaria e non è possibile ridurre nelle forme del partito il pluralismo di culture politiche e pratiche concrete, perché quel pluralismo è fattore costitutivo del campo di forze che si è riattivato.
Proponiamo per questo di dar vita ad uno spazio attraversabile da tutte le realtà e i singoli individui coinvolgibili in un progetto di trasformazione, di una soggettività capace di mettere in comunicazione le diverse esperienze e i diversi conflitti. Per questo come Rifondazione Comunista e con l’Altra Europa abbiamo lavorato in questi anni. Auspichiamo che le reti delle “Città in comune” e delle “Città ribelli” sviluppino iniziative e consolidino una capacità di intervento politico a tutti i livelli, a partire dai territori con lo spirito che ha animato le assemblee dopo il referendum che hanno visto una partecipazione forte e plurale.
Si tratta di costruire un soggetto che sia governato dalla democrazia, dal principio “una testa un voto” e che declini concretamente un programma di attuazione alla Costituzione Repubblicana, di rottura con il neoliberismo, di difesa di beni comuni e diritti, di rinnovamento autentico del paese. Oggi questo è più semplice di ieri perché il contrasto al liberismo, l’alternatività al Pd, la difesa della Costituzione hanno vissuto concretamente nella campagna per il NO.
Documento approvato dal Comitato Politico Nazionale del 14-15/1/2017
Partito della Rifondazione ComunistaProposto da: Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo, Giovanna Capelli, Roberta Fantozzi, Marco Gelmini, Ezio Locatelli, Nando Mainardi, Rosa Rinaldi, Monica Sgherri, Raffaele Tecce.
 

GIOVANI COMUNISTI IN PRESIDIO A COMO


Presidio contro l'alternanza scuola-lavoro a McDonald's. Appuntamento il 21 gennaio in via Vittorio Emanuele.




Contro il modello di alternanza scuola-lavoro che prevede che per poter accedere all’Esame di Stato si debba imparare a friggere patatine e farcire panini senza percepire salario. Per una scuola che garantisca formazione e che leghi l’eventuale esperienza di lavoro all’arricchimento del percorso formativo e non al regalo alle multinazionali.
Il 21 gennaio saremo in piazza insieme all’Unione degli Studenti per dire che vogliamo una scuola diversa, per gridare la nostra indignazione contro un Governo che vede i giovani come una massa da impiegare per ridurre il costo del lavoro, senza diritti né tutele.
Chiamiamo quindi tutti gli studenti, i lavoratori, i cittadini, a scendere in piazza con noi sabato prossimo 21 gennaio dalle ore 15 in Via V.Emanuele intersezione Via Indipendenza

Difendiamo insieme la scuola pubblica!

 

 

venerdì 13 gennaio 2017

RESISTENZA IERI ,OGGI E DOMANI

Milano città medaglia d'oro della Resistenza, Milano multietnica, Milano all'avanguardia ed è cosi' che a Milano convergono manifestazioni di ogni tipo , spazi concessi anche a chi viola una Costituzione costata la vita di tantissimi. Oggi la rabbia di Ivano Tajetti dell'Anpi Provinciale milanese trova sfogo in uno scritto che pubblichiamo volentieri, uno spaccato di quella città che continua a credere fermamente in valori che si cerca di far passare come obsoleti ma che sono e saranno i principi fondamentali in cui un Paese come il nostro ha creduto ed è riuscito a risollevarsi da una feroce dittatura facendo tesoro di una memoria che in tanti vorrebbero revisionata a seconda del momento. Ricordiamo che dall'antifascismo nasce la democrazia, nasce la nostra Costituzione tanto cara anche a chi oggi ne ha già dimenticato il profondo significato.
Domani il presidio antifascista in P.zza Fontana: la risposta di coloro che difendono la Costituzione e la libertà perchè la memoria abbia la meglio sulla deriva di un pensiero che puo' generare solo brutalità ,emarginazione e dominio. 

  Piango, piango di rabbia.

"Mentre fascisti e nazisti mettono in rete una petizione per mettere fuori legge l’ANPI e buttare in prigione gli ultimi Partigiani viventi. Mentre le Istituzioni (Vedasi questore di Milano, e molti altri come lui) forse si dimenticano di aver prestato giuramento: «Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio Stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere Istituzioni» concedendo un luogo storico di Milano come quello dell’Arco della Pace a fascisti e razzisti, io piango, piango di rabbia. Domani Milano vedrà ancora una volta sulle sue strade il male peggiore dell’umanità, il fascismo, il nazismo, i loro simboli lugubri e di morte, la loro ideologia di violenza e sopraffazione. E purtroppo nonostante le leggi esistenti, nonostante tutta la Società Civile e Democratica, tutti i sinceri difensori della Libertà, della giustizia e dell’eguaglianza, chiedevano a chi di dovere di fermare questa continua deriva antidemocratica. Ancora una volta si decideva contro senso, contro le leggi, contro la memoria, contro la ragione, di concedere spazi e opportunità al cancro peggiore della storia dell’uomo. Ancora una volta si poteva fare, ma non si fa.! Mille e più i motivi per chi decide di dire di no, NO nessun spazio ai fascisti… mille i percorsi per poter agire e non concedere. E invece ancora ci tocca urlare, scrivere, indignarci, fare comunicati, prendere posizione e presenza, lanciare appelli e poi, scendere in Piazza, ancora una volta. Ma per “qualcuno” le posizioni sono identiche, lo spazio va concesso anche ai fascisti.! E mai possibile che tutti dimenticano, che tutti chiudano gli occhi, e possibile che ancora si possa dare spazio al fascismo.? Domani non so quanti saremo in Piazza Fontana, (e anche quanti saranno assenti, con le solite riflessioni dai si, ma però… ) e quanti saranno all’Arco della Pace, io so solo che questa “cosa” continua, difficile, negativa e disonorevole per una città come Milano, per un Paese come l’Italia non può continuare, deve cessare una volta per tutte. Troppo pericoloso continuare a concedere nel nome della libertà e della democrazia, che ricordo ai più distratti e proprio quello che i fascisti vogliono negare. E’ ora di trovarci, di riflettere, di capire, di trovare nuove posizioni e agire per non dimenticare, per attualizzare la Costituzione, e far applicare le sue leggi, è ora di guardarci negli occhi, di stringerci le mani, davvero e ora di trovarci e ritrovarci, di riportare nella mente e nei cuori i sogni dei nostri Partigiani, non per odio ma per amore, “Era giunta l’ora di Resistere; era giunta l’ora di essere uomini, di morire da uomini per vivere da uomini” è ora, è giunto il momento di Resistere. Delegare, aspettare, non ci servirà più a nulla, nessun passo indietro, dobbiamo essere degni noi Partigiani della Pace e della Libertà di proseguire il camino di chi ci ha regalato questo dono immenso, senza fraintendimenti, senza ipocrisie, senza egoismi. Un mondo migliore è possibile, e noi ci dobbiamo sempre più credere. Io come antifascista, come familiare di uccisi dal fascismo e dal nazismo, io come iscritto all’ANPI, (e mi spiace molto per chi non lo è) io come uomo libero di questa terra che non dimentica, grido ancora e sempre no al fascismo, al razzismo, al male terribile che queste idee hanno portato e ancora vogliono portare. Domani sabato 14 gennaio la Milano migliore sarà in Piazza Fontana dalle ore 16,00 per difendere il proprio essere uomini e donne liberi. Ora e sempre Resistenza. "

Ivano Tajetti. Milano, 13 gennaio 2017. 

mercoledì 11 gennaio 2017

PADERNO DUGNANO TRAFFICO IN TILT

Il ritorno alla normalità dopo le festività natalizie come era prevedibile lascia il posto al solito caos generato dagli orari  di punta in cui molti automobilisti attraversano la nostra citta',
Oggi,  impraticabile Via Rotondi, causa lavori in corso alla stazione di Via IV Novembre  con un passaggio a livello preso d'assalto e con lunghe code nel centro. 
Un disagio in aumento che dovrebbe far riflettere o  cercare migliorie nel far defluire almeno gli autobus verso altri percorsi per non intasare ulteriormente le vie a senso unico del quadrilatero ,soprattutto evitando il triste spettacolo di auto che pur di abbandonare la coda si lanciano sulla pista ciclabile .
Come era stato evidenziato la scorsa settimana, inquinamento dell'aria ed inquinamento acustico vanno di  pari passo  aggravando la situazione in caso di precipitazioni nevoso che a breve dovrebbero giungere  anche nelle nostre zone.
 

COMO E I MIGRANTI DIMENTICATI

Passati svariati mesi dall'estate 2016, abbiamo chiesto un aggiornamento sulla questione migranti di Como a Fabrizio Baggi Prc che   sappiamo difficile nonostante i continui appelli di intervento  rivolti alle istituzioni dall'associazione  Como senza Frontiere .  Purtroppo l'arrivo del freddo rappresenta sempre  un ostacolo in piu' alla già precaria situazione in cui vengono a trovarsi queste persone troppo spesso dimenticate da chi dovrebbe occuparsene in modo civile.


A quattro mesi dall’apertura del “campo governativo “ di CRI e Prefettura la situazione che si trovano a vivere le persone che hanno scelto di utilizzarlo è tutt’altro che facile.
Partendo dal presupposto che, allo stato attuale delle cose,  solo minori, donne e nuclei familiari (marito, moglie e figli) hanno la possibilità di accedervi ed  il risultato è che, dopo un lungo periodo di sovraffollamento oggi abbiamo un campo utilizzato per metà e ed una cinquantina di persone che ogni notte cercano un riparo di fortuna. Prima dell’arrivo del grande freddo nei luoghi nascosti della città contrastati dalla repressione delle forze dell’ordine che doveva impedire la formazione di “bivacchi” o “accampamenti improvvisati” ; poi nella solita ed indipendente parrocchia di Rebbio accompagnati gruppi di volontari che ogni notte fanno delle ronde definite “solidali”.
Contro le nostre aspettative, e venendo meno a tutte le garanzie che le istituzioni avevano dato oggi il campo rivela la sua unica funzione ovvero ristabilire il “decoro urbano”, sgomberare la stazione San Giovanni e nascondere i migranti dalla vista e dalla memoria della cittadinanza lariana.
Nessuna iniziativa di integrazione viene svolta nel campo gestito da CRI, bensì solamente all’esterno e, ancora una volta, esclusivamente su base volontaria. In uno spazio di una ex circoscrizione due volte alla settimana si tengono lezioni di lingua italiana e momenti di intrattenimento musicale accostati al rito del the.
Sempre su base volontaria vengono svolti servizi importanti quali il sostegno psicologico da parte di Medici Senza Frontiere  e l’assistenza legale da parte dell’Osservatorio Giuridico per i Diritti dei Migranti.
Ancora una volta è da segnalare una fortissima mancanza di intervento da parte del’amministrazione comunale a guida PD che dovrebbe rielaborare un piano politico globale per far si che una città di frontiera come la nostra sia pronta ad accogliere, integrare ed aiutare le persone in transito. Infine dovrebbe prendere una posizione sulla barbara pratica delle deportazioni.
Altro gravissimo problema che il campo ha dimostrato di non saper (o voler) risolvere è quello della gestione dei minori non accompagnati. Il DL 18 agosto 2015/n°142 che disciplina le misure di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati prevede che in presenza di arrivi consistenti e ravvicinati vengano disposte strutture ricettive temporanee apposite. Questo a Como non avviene ed all’interno del campo convivono adulti e moltissimi ragazzi minorenni creando così spiacevoli situazioni fino ad arrivare alle tragedie appena sfiorate quali il tentato suicidio di una ragazzo di sedici di qualche settimana fa che non appena uscito dall’ospedale è stato reintrodotto nel campo.
La Rete Como Senza Frontiere ha fatto richiesta al Comune, circa un mese fa, di mettere a disposizione  uno spazio per implementare il servizio dei dormitori cittadini i cui posti erano insufficienti già prima dell’emergenza migranti. In questo modo nessun migrante correrebbe il rischio di morire assiderato come stava per succedere già un paio di volte dall’inizio del freddo invernale. Ad oggi non è ancora stata data risposta perché la politica del Comune ed anche delle associazione che come Caritas dovrebbero occuparsi di accoglienza sembra essere quella di fornire un servizio il più scadente possibile (o di non fornirlo affatto) per disincentivare gli arrivi e scoraggiare le persone in transito.
Questa situazione non è da imputare soltanto alla nostra città ma è la lampante conseguenza di una politica migratoria italiana ed europea che considera i migranti dei numeri e che permette la libera circolazione dei capitali ma non delle persone.

Como, 11 gennaio 2017


lunedì 9 gennaio 2017

RIFONDAZIONE OSPITA CHI RISCHIA L'ASSIDERAMENTO

Il Partito della Rifondazione Comunista pur nel suo piccolo dimostra come sempre grande umanità e disponibilità nell'aiuto che dovrebbe essere fornito da altre strutture.
Il significato è contenuto in questo piccolo post  di Paolo Ferrero che riassume il tipo di società "umana" in cui Rifondazione Comunista continua a credere.

Ieri, nove richiedenti asilo che rischiavano l'assideramento a Pordenone, sono stati ospitati nella sede provinciale di Rifondazione Comunista per passare la notte. Questo in base ad un elementare principio di umanità che evidentemente gli amministratori comunali di Pordenone non conoscono. Fa impressione che, appena passato il Natale, amministrazioni locali che allestiscono presepi e inneggiano al cristianesimo, non siano per nulla preoccupati che i novelli Giuseppe, Maria ed anche Gesù - per non parlare dei re magi - possano tranquillamente morire assiderati. Noi comunisti la pensiamo in modo diverso. Per noi gli uomini e le donne sono tutti eguali e tutti hanno diritto a non morire di freddo. Anche per questo oggi saremo in piazza a Gorizia per denunciare la ipocrita gestione delle politiche migratorie dei governi europei che vogliono costruire nuovi CIE, come a Gradisca, o centri di smistamento, come a Cona (VE), che sono luoghi indegni.



sabato 7 gennaio 2017

PADERNO DUGNANO LAVORI IN CORSO

Terminati i festeggiamenti per il nuovo anno ,la città riprende piano piano  il suo aspetto  quotidiano: cantieri aperti sulla Milano-Meda ed anche in pieno quadrilatero per il rinnovo della stazione in Via IV Novembre. Smog e code in agguato o piu' semplicemente ritrovano  la loro normalità assieme alle tante malattie che ne conseguono: allergie,malattie dell'apparato respiratorio e stress .
A nulla valgono gli allarmi che durante gli ultimi giorni abbiamo ascoltato dai mass-media dove si evidenziava l'enormità di  smog che possiedono le nostre citta' ma di questo noi padernesi  ne siamo pienamente consci comprese le lotte degli anni scorsi per un interramento della Rho-Monza , proposte inascoltate assieme a quelle piccole e discrete mitigazioni richieste  per poter riavere un minimo di equilibrio rispetto al mostro di 14 corsie con cui si è costretti a convivere.
Vengono in mente quelle parole di una vecchia canzone piu' attuale che mai:
 "Là dove c'era l'erba ora c'è
una città,
e quella casa
in mezzo al verde ormai,
dove sarà?"

Inquinamento dell'aria,inquinamento acustico il male del nostro tempo a cui dobbiamo far fronte cercando l'equilibrio attraverso i polmoni verdi che non devono venire a mancare, mai!

NAZIFASCISMO A MILANO

Continuano,purtroppo, le manifestazioni neofasciste che trovano sempre piu' terreno fertile nelle amministrazioni che paiono non accorgersi di concedere con tanta facilità spazi ad organizzazioni xenofobe e razziste.
Le proteste dei Comitati Lombardi Antifascisti , Anpi e Arci fanno riferimento all'applicazione di quella Costituzione che in tanti hanno difeso durante l'ultimo Referendum del 4 dicembre 2016.
Il 14 gennaio 2017 Forza Nuova con un manifesto choc   prevede una manifestazione proprio  a Milano città Medaglia d'Oro della Resistenza.
Pubblichiamo l'appello dell'Anpi Prov.le di Milano , dell'Arci di Milano ,del Comitato Lombardo Antifascista e Memoria Antifascista a cui si unisce anche il nostro circolo PRC A. Casaletti e il post sulla pagina PRC Prov.le di Milano : condividiamo l'appello di Memoria Antifascista, e ne condividiamo anche la preoccupazione e lo sdegno. Come PRC siamo pronti a reagire insieme a tutte le realtà e singoli antifascisti. Nessuna manifestazione fascista sarà tollerata, e ci uniamo alla richiesta di intervento fermo e risoluto da parte delle autorità preposte e del Sindaco affinchè non ci tocchi vedere per l'ennesima volta nelle nostre strade manifestazioni di questo genere

È stato ufficialmente preannunciato un corteo nazionale di Forza Nuova nel centro di Milano per sabato 14 gennaio alle 17.30. Nella locandina che lo pubblicizza e che recita “Per la sovranità in piazza!”, le immagini rimandano alle adunate del regime mussoliniano degli anni Venti e Trenta, con schiere di militi disegnate, alcune con il fez e la bandiera nera impugnata. Un’aperta ed esplicita apologia del fascismo. Ricordiamo a tale proposito che ben due sentenze della Cassazione hanno già da tempo (nel 2010 e nel 2011) ritenuto legittimo equiparare Forza Nuova a una formazione “antisemita” e definirla come “nazifascista”.
Chiediamo a maggior ragione alle autorità se e come sia stato possibile autorizzare tale evento nelle vie centrali della città. Forza Nuova da tempo sta cercando un proprio spazio a destra della stessa destra più becera, radicalizzando parole d’ordine soprattutto contro i profughi e i migranti che giungono nel nostro Paese, ma anche seminando odio e veicolando notizie false e allarmistiche, come accaduto di recente accusando i migranti, sulle proprie pagine facebook, di essere portatori dei batteri della meningite.
Una tale manifestazione rappresenterebbe dunque un’offesa ma anche un pericolo per Milano, che vedrebbe sfilare nugoli di neofascisti magari nelle stesse pose ritratte nella locandina.
Chiediamo al Sindaco Giuseppe Sala di intervenire affinché tale eventualità venga scongiurata.
Nessuna manifestazione fascista sarà tollerata nella nostra città e invitiamo tutte le realtà antifasciste a reagire tempestivamente.
Milano, 05 gennaio 2017
MEMORIA ANTIFASCISTA 
COMITATO LOMBARDO ANTIFASCISTA




L'ANPI Provinciale di Milano chiede alle Istituzioni e alle pubbliche autorità di intervenire tempestivamente perchè Milano, Città Medaglia d'Oro della Resistenza, non venga ulteriormente oltraggiata da iniziative promosse da organizzazioni che si pongono in aperto contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza e con le leggi Scelba e Mancino.
Questo ennesimo provocatorio episodio è particolarmente preoccupante anche perchè è previsto proprio a ridosso del Giorno della Memoria nel quale si ricordano la Shoah, le famigerate leggi antisemite del 1938, la deportazione politica, operaia e quella dei 650.000 militari italiani catturati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943.
Milano, capitale della Resistenza, non può più tollerare che la Memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la libertà di tutti noi venga continuamente oltraggiata.

Milano, 6 gennaio 2017
Roberto Cenati – Presidente ANPI Provinciale di Milano

Arci Milano dice no alla manifestazione di Forza Nuova
Apprendiamo con preoccupazione che Forza Nuova avrebbe deciso di tenere una manifestazione intitolata “per la sovranità” e pubblicizzata attraverso manifesti di chiaro stampo fascista nei quali si vedono sfilare miliziani che portano bandiere nere.
Arci Milano, da sempre impegnata per l’integrazione per la crescita culturale e sociale della città chiede con forza al Sindaco, alle istituzioni e alla Prefettura di intervenire affinché sia impedita la manifestazione dal carattere eversivo, razzista, e perfino intimidatorio.
La città di Milano, che in questi anni si è distinta per la sua capacità di accoglienza e di solidarietà non può essere teatro di una manifestazione apertamente intollerante.
Arci Milano impegna fin da subito tutti i suoi circoli territoriali perché siano portatori sempre di più di una cultura accogliente, pacifica, tollerante, includente e chiede a tutti i suoi iscritti di impegnarsi per la difesa della democrazia e della Costituzione antifascista.
Per il Comitato Arci Milano
Nicola Licci,
Presidente