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mercoledì 13 gennaio 2016

DAVID BOWIE TANTE GENERAZIONI CON LUI







La scomparsa di una figura come quella di David Bowie all'anagrafe David  Robert Jones ha lasciato il mondo intero esterrefatto.Ci sono artisti che contribuiscono ad impreziosire l'arte dell'ascolto altri che invece ne scrivono proprio la storia e il Sig. Jones era uno di questi. Sperimentazione, trasgressione, Glam rock, films hanno generato l'indimenticabile. Eppure quel 23mo posto come voce e 39mo come artista nella classifica Rolling Stones credo gli stesse stretto come stava stretto  a tanti suoi fans da una vita.69 anni venerdì scorso e oggi la nuvola diretta forse verso Mars -Marte... Oh man!wonder if he'll ever know...
Fra i tanti pensieri e riflessioni abbiamo deciso di pubblicare quello di Rita Ippolito , un attento  e  commovente ricordo dell'uomo e del poliedrico artista .


Da Starman a Blackstar

E’ difficile commentare la vita di un uomo che ci lascia all’improvviso, rispecchiando in questo modo la sua personalità artistica fuori dagli schemi e sempre pronta a sorprendere. David Bowie è stato questo: artista versatile e poliedrico; oltre che cantautore e musicista fu attore, pittore e non da ultimo, icona pop che ha fortemente influenzato la cultura dal 1969 a oggi. La sua lunga carriera, che copre 5 decadi, si conclude con “Blackstar”, l’ultimo album uscito il giorno del suo compleanno, l’8 gennaio. L’attività artistica arriva quindi a coincidere con la stessa vita di Bowie, come accade spesso agli artisti più grandi, che sono prolifici fino alla fine. Nel congedarsi da noi ci lascia 27 album, che contengono canzoni diventate pietre miliari della musica pop-rock: Space Oddity, Changes, Fame, Heroes, Let’s Dance, Where Are We Now? Oh! You Pretty Things, Life on Mars, Starman, Suffragette City, Five Years, The Jean Genie, Drive-In Saturday, Let’s Spend the Night Together, Rebel Rebel, Blue Jean, Dancing in the Street, The Man who Sold the World.Dei tanti articoli che ho letto e dei servizi passati in televisione a commentare la notizia della morte mi hanno colpito queste parole, che sono di una fan, quindi molto forti, e che condivido con voi:

“David Bowie è morto.
Fa strano: chi conosce Bowie sa bene come nel tempo ci siamo abituati a continue morti e rinascite; l'abbiamo visto per Ziggy, per il Maggiore Tom, per il Duca Bianco e ancora e ancora tutti gli altri personaggi che è stato. Bowie ha vissuto tante vite e altrettante morti, anestetizzandoci all'idea che un giorno se ne sarebbe andato l'attore principale, il protagonista di questa grandissima rappresentazione teatrale; lo abbiamo veramente creduto immortale per tutte le volte che è morto ed è rinato dalle sue ceneri.
Ma questa volta, signori miei, il sipario si chiude per davvero e lo spettacolo non si ripeterà.
Il pubblico applaude.
Si alza in piedi.
C'è chi si è commosso, chi se lo porterà nel cuore, chi è rimasto interdetto, chi non è convinto sul finale, chi invece avrebbe raccontato la storia in maniera diversa.
E poi escono tutti da quel teatro, un po' stanchi perché tutto sommato non è durato poco.
David Bowie non ha fatto arte, era egli stesso l'arte: ha spostato l'asse d'interesse dal prodotto al produttore; Bowie non è mai stato solo musica, era di più, e quel di più era rappresentato dalla sua stessa persona. Ha fatto storcere il naso a tanta gente perché uno come lui non lo puoi catalogare, non puoi ragionarci su a compartimenti stagni. Ma, d'altro canto, stiamo pur sempre parlando di un uomo che da un giorno all'altro ha smesso di fare musica per poi tornare dieci anni dopo con un album fenomenale. Come lo cataloghi uno così? Non puoi, perché semplicemente non c'è anche solo un altro David Bowie con cui poter stabilire una comparazione. E non ci sarà, è inutile illuderci; se mai ci sarà, non saremo così tanto fortunati da poterlo vedere nel corso della nostra vita. Dopo Michelangelo Buonarroti, abbiamo dovuto aspettare quattro secoli per conoscere Pablo Picasso.
Da Starman a Blackstar: come abbiamo potuto non accorgercene? L'uomo delle stelle è diventata una stella nera, ed eravamo tutti seriamente convinti che ci fosse dietro chi lo sa qualche grande pensiero nichilista, e invece era solo un modo non troppo violento per dirci che era ormai una stella morente.
Non l'avevamo capito, David.
Scusaci, evidentemente dovevamo ascoltarti meglio.
Ma scusaci anche per il nostro infinito egoismo: speravamo di vederti dal vivo un'ultima volta, lo gridavamo disperati; sono certa che tu ci abbia sentito. La realtà è che i fan sono egoisti: pensano di avercele tutte per loro, le stelle. Penso a quanto sia stato faticoso fare tutto quello che hai fatto per “Blackstar” da malato terminale quale eri. Non l'abbiamo capito in tempo. E siamo stati egoisti perché chiedevamo anche di più.
Il sipario si è chiuso, inaspettatamente.
Non c'è nulla di meno originale della morte, che ci accomuna tutti a prescindere dall'età, dalla nazionalità, dal ceto sociale e dalle idee politiche, eppure hai sorpreso persino in questo.
Grazie, David.”


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