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sabato 10 gennaio 2015

"Frida Kahlo e Diego Rivera" al Palazzo Ducale di Genova fino all'08 febbraio.

 


All'inaugurazione della nostra sede di partito lo scorso dicembre abbiamo presentato il murales "L'altra Umanità" realizzato dall'artista Alessia Calò; tra i vari soggetti raffigurati spicca anche il volto di Frida Kahlo, fantastica pittrice del '900, oggetto di una mostra dal titolo "Frida Kahlo e Diego Rivera" al Palazzo Ducale di Genova fino all'08 febbraio.
L’evento è in realtà un percorso tra le opere di tre personaggi: oltre alle 120 opere di Frida e del marito troviamo le fotografie scattate alla coppia da Nikolas Muray. Questo spiega il grande successo di pubblico per un'esposizione che è approdata prima a Roma e poi nel capoluogo ligure, a cui si aggiunge l'altra mostra fotografica, "Frida y Diego", tenutasi a Milano la scorsa estate. Quadri, disegni e foto raccontano la storia di due artisti molto diversi per personalità e produzione legati fortemente dall'amore reciproco, per la politica con la militanza nel Partito Comunista e per l'arte.
Diego si forma tra Messico, Italia e Spagna, vive il cubismo e le avanguardie, studia da vicino il Rinascimento; tutti questi influssi compaiono nei lavori della fase matura, soprattutto murales, dove dipinge la condizione del popolo, il lavoro, l'umiltà, la voglia di riscatto e la storia del Messico. Si prenda per esempio a "Le venditrici di calle", in cui i coltivatori sono ritratti di spalle, intenti nel loro lavoro, quasi a cancellare volontariamente la loro identità in modo da rappresentare la comunità di agricoltori. Gli stessi fiori, simbolo di purezza, compaiono nel quadro "Ritratto di Natasha Gelman", con una connotazione più sensuale. Infatti, oltre a ritrarre il popolo e a denunciare la condizione delle classi più povere, Rivera dipinge anche alcuni ritratti su commissione per mecenati e amici appartenenti all'alta società come la Gelman.
Mentre Diego quindi produceva opere politicamente impegnate, sociali ed era attivo nel Partito Comunista dove era entrato nel 1922, Frida fa una produzione più intima, personale e psicologica, dove esprime il suo mondo interiore e la sua esperienza di vita. Numerosissimi i suoi autoritratti in diverse vesti come quello con la collana di spine, simbolo della sua sofferenza, quello con le scimmie, immagine ironica dei suoi discepoli, o quello in abiti da Tehuana, il costume bianco tipico delle donne della regione messicana del Tehuantepec, che viene usato la domenica esclusivamente per recarsi alla messa domenicale. La simbologia di queste opere è data dagli elementi naturalistici che fanno da cornice al volto dell'autrice.
Ciò che si ama di più di Frida è la passione e la sofferenza di cui è stata preda tutta la vita. La prima per l'arte, la pittura, Diego, la seconda per la sua condizione fisica precaria, dovuta all'incidente stradale subito a 18 anni e alla malattia, e l'impossibilità di avere figli, i due traumi che hanno segnato tutta la sua vita. Queste sono le due componenti costitutive della sua opera, che traspaiono nei quadri e nel Diario della pittrice; esse sembrano collegate tra loro e imprescindibili: Frida illustra l'incidente stradale più volte ripercorrendolo nel ricordo o inserendolo nei suoi incubi notturni, sceglie l'autoritratto perché confinata a letto in solitudine negli anni della convalescenza il soggetto che vede più spesso e che quindi riesce a raffigurare meglio è se stessa, inserisce Diego costantemente nelle sue opere, l'uomo che amò sempre nonostante i numerosi tradimenti. Nel suo corsetto di gesso che la aiutava a stare in piedi Frida disegna la falce e il martello simbolo del Partito a cui aveva aderito nel 1928 e il bambino che abortì in maniera spontanea.
A chiudere la mostra alcuni abiti usati nella vita di tutti i giorni dall'autrice, che sono più costumi o travestimenti che tendono a ricoprire il corpo di questa donna per celare le sofferenze e le menomazioni dando un'immagine di una fisicità normale e che sono quindi a tutti gli effetti testimonianza della sofferenza dell'artista; a proposito dei suoi abiti ella stessa affermava infatti: "L'apparenza inganna".
Un evento quindi a cui invitiamo a partecipare, nonostante il grande afflusso di persone.

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